MERCI / Gli spedizionieri preoccupati dalla crisi lavorativa
Cinquecento lavoratori in cassa integrazione nel 2013, altrettanti che silenziosamente, ma inesorabilmente, hanno perso il lavoro senza ammortizzatori sociali dal principio dell’anno, più un numero imprecisato di altri lavoratori che rischiano il posto nei grandi gruppi nazionali, con ricadute ancora da determinare anche a Genova. È questo il quadro della drammatica crisi in cui versa il settore dell’indotto portuale genovese, ramo case di spedizione, disegnato ieri in un’insolita conferenza stampa congiunta dall’associazione di categoria, Spediporto, e dalle sigle sindacali confederali del trasporto, Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uil trasporti, che di solito in questo settore riescono a far sentire poco la loro rappresentanza. «Ma situazioni analoghe – ha aggiunto Laura Tosetti della Filt – si stanno vivendo anche in ambiti come quello delle agenzie marittime». Tosetti propone di discutere il problema in un tavolo con operatori, Regione e Autorità portuale. Per quanto riguarda i gruppi nazionali, oggi ci sarà un incontro sindacale a Milano per definire la situazione di Shenker, ma secondo i sindacati condizioni difficili vivono anche altri grandi gruppi come ad esempio Tnt e Geodis. Per affrontare una situazione così delicata, però, non ci sono più soldi per gli ammortizzatori sociali e il peso della cassa integrazione potrebbe ricascare, a fine anno, sulle spalle delle case di spedizione, con il rischio di licenziamenti di massa o di fallimenti. «La drastica riduzione – ha detto il presidente di Spediporto, Maurizio Fasce (nella foto) – degli stanziamenti a livello nazionale e la penalizzazione subita dalla Liguria, sia per i criteri di ripartizione tra Regioni (che si rifanno solamente alla spesa storica) sia all’impossibilità di utilizzo dei residui attivi 2012, hanno creato una situazione senza precedenti per il nostro comparto». Secondo i dati di Spediporto, il 12,5% degli iscritti all’associazione ha fatto nel 2012 richiesta di cassa integrazione in deroga, percentuale confermata nel primo semestre 2013. Il dato allarmante, secondo il presidente fasce, è che «i lavoratori colpiti da ammortizzatori sociali sono passati dal 7,8% nel 2012 al 9,1% nel primo semestre del 2013, evidenza di un peggioramento delle condizioni macroeconomiche di un mercato che vede una progressiva erosione dei livelli di produttività e di marginalità delle aziende del settore». L’attività di importazione è diminuita fra il 20 e il 40%, non compensata dall’aumento delle esportazioni, e il costo del personale pesa al 65% sui fatturati. «Le banche – ha ricordato il direttore generale, Giampaolo Botta – hanno stretto il credito, che concedono soltanto a fronte di piani di sviluppo che prevedano tagli dei costi di personale. Per pagare il personale devo rivolgermi al credito, ma se voglio credito devo tagliare il personale». (fonte cnafita.it)